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Le origini dell’arte vetraria

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L’arte vetraria ha origini antichissime che risalgono ad oltre tremila anni fa. Non è possibile stabilire con certezza chi e dove abbia avuto origine la scoperta del vetro e la conseguente lavorazione dello stesso.
Plinio il Vecchio, nei suoi scritti, tramanda ai posteri una storia ritenuta una sorta di leggenda-racconto verosimile alla quale vari storici attribuiscono autenticità. Narra di mercanti di ritorno nell’Antico Egitto che trasportavano grandi quantità di salnitro (carbonato di sodio); durante una fermata per riposare presso il fiume Belo, utilizzarono dei blocchi di salnitro per appoggiare gli utensili usati come pentole. Acceso il fuoco e cucinate alcune pietanze lasciarono il fuoco accesso e questi continuò a scaldare i blocchi di salnitro durante la notte.

Al mattino i mercanti videro con stupore che al posto della sabbia del fiume e del carbonato di soda, vi era una nuova materia: lucente e trasparente. Al di là delle opinioni dei vari storici, risulta improbabile che le temperature raggiungibili da un fuoco rudimentale a legna, e per giunta all’aperto, possano aver provocato la fusione ma di sicuro hanno permesso l’osservazione di alcuni fenomeni chimico-fisici dei composti alla base della fusione per ottenere il vetro.

Un’altra teoria sull’origine del vetro, collega l’arte vetraria alle primordiali tecnica artistiche della metallurgia: si è ipotizzato che molte operazioni di fusione dei metalli, abbiano generato scorie sotto forma di vetro colorato. Dall’analisi scientifica di antichi vetri è emersa l’effettiva presenza di sostanza vitrea all’interno di scorie di origine metallica. Se ne deduce che la scoperta del vetro sia avvenuta in maniera casuale a fronte dei processi di fusione di vari metalli.

I più antichi reperti archeologici di paste vitree risalgono approssimativamente al IV millennio a.C. e e localizzati dall’antica Mesopotamia (l’attuale Iraq ) e il bacino dell’Egitto ( lungo il Nilo ). Si tratta di monili come anelli, perline e placche ma anche sigilli e stemmi che stanno ad indicare l’utilizzo rituale o ornamentali testimoniando la difficoltà di realizzare manufatti di media e grande dimensione.
Gli storici concordano nel riportare che gli oggetti in vetro ed il vetro in genere, era originariamente considerato tanto prezioso quanto le gemme e le pietre dure usate per i gioielli.
In generale nell’età del bronzo, il vetro rimase un materiale raro e costoso. La produzione era commissionata e destinata ai re e alla classe aristocratica e la produzione era appannaggio di abili artigiani considerati vicini alla magia ed all’occulto.
Attorno al 1200 a.C., molti dei principali centri di produzione furono distrutti da guerre, carestie ed invasioni barbariche.
Si assiste ad una ripresa ed al proliferare di piccoli centri per la lavorazione del vetro solo nel X secolo a.C., in concomitanza alla fioritura di varie arti e mestieri artigianali.
I centri di produzione rimasero quelli della Mesopotamia, dell’Egitto e della Siria, ma le tecniche subirono innovazioni tali da permettere la produzione di nuovi oggetti anche cavi, come le ampolle. Inoltre le migrazioni verso ovest, degli operai del Mediterraneo orientale, diffusero le tecniche di produzione presso le culture dell’età del ferro della Jugoslavia, dell’Austria meridionale e dell’Italia, senza però assistere a grandi aumenti della produzione di oggetti in vetro. In sostanza il prodotto stentava a diventare un prodotto di “massa” a causa dei costi e del prestigio assimilabile a quello di gioiello per l’aristocrazia.

Solo durante l’età ellenistica vi fu un sostanzioso incremento dei commerci a lungo raggio e le industrie iniziarono a produrre, su larga scala, oggetti di lusso e di uso comune e la manifattura del vetro visse un periodo di prosperità, diffondendosi in tutto il Mediterraneo.

Con il declino dell’età ellenistica e la definitiva ascesa dell’Impero Romano a partire dall’ età augustea, la manifattura del vetro, insieme alle altre arti, sperimentò radicali cambiamenti ed innovazioni. In particolare si assiste alla prima commercializzazione di massa: con le nuove tecniche il vetro stava diventando molto più economico.
Nacquero importanti centri di produzione, grazie agli artigiani ambulanti pronti a portare la loro abilità dovunque vi fosse richiesta di vetri e facile rifornimento di combustibile e materie prime. In breve tempo il vetro si trasformò da bene di lusso a merce comunissima per i romani, tanto che si diffusero oggetti semplici e prodotti da manifatture regionali.
E’ nei primi decenni avanti Cristo che viene introdotta la tecnica della soffiatura che sostituì laboriosi e costosi procedimenti di colatura e formatura a caldo. In questo periodo iniziò anche ad essere prodotto vetro incolore (il primo vetro trasparente), ricercato per realizzare manufatti di qualità superiore.
Tra il III e il IV secolo d.C., quando la capitale dell’Impero si trasferì da Roma a Costantinopoli, l’arte vetraria subì numerose trasformazioni soprattutto nei decori, nelle forme e nei colori.
Pertanto l’arte del vetro si diffuse in tutta Europa soprattutto durante l’Impero Romano e sicuramente, il fenomeno che favorì questa espansione è da ricercarsi nell’orientamento all’uso quotidiano di oggetti in vetro per le caratteristiche intrinseche soprattutto nella conservazione di alimenti, cosmetici e preparazioni erboristiche dell’epoca.

Fonte: www.instoria.it

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